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mercoledì 15 gennaio 2014

La Chiesa del manicomio di Cogoleto.


 Premetto che questo luogo non è visitabile (è stato aperto in via eccezionale in occasione dello spettacolo teatrale dedicato a Gino Grimaldi  Addio mia arte! in collaborazione con la Fondazione natalino Otto di Cogoleto)


La Chiesa
Oltre un alto cancello, tra squallidi e grigi padiglioni ormai chiusi, là dove ragnava follia ora regna il silenzio, si entra nella realtà dell’ex ospedale psichiatrico di Cogoleto.
22 padiglioni si dipanano per 80 ettari di parco solcati ogni giorno da 5000 anime tra degenti e personale. Questo era l’ex OP di Pratozanino dove nel 1933 entra il pittore Gino Grimaldi. Affetto da comportamenti psicotici e nevrastenici (affermava di essere Rubens), manie di grandezza e disgusto per la società incomprensiva e maligna verso il suo genio, vi morirà nel 1941 a causa di un arresto cardiaco.
L’opera di Grimaldi risiede tra le mura del manicomio, qui si è sviluppata e ha aiutato a ‘superare’ la complessa situazione che ogni giorno affliggeva il pittore.
Il manicomio, adesso come allora, aveva i soffitti alti per impedire il diffondersi dei cattivi odori, era un luogo grigio dove tutti fumavano e aspettavano con impazienza l’ora del pasto, si praticava l’ergoterapia ma anche la terapia elettroconvulsiva, e non c’era spazio per i colori ma neanche per una forte personalità come quella di Grimaldi, che aveva tendenze anche omosessuali (quest’ultimo fatto gli causò non pochi problemi).
L’arte è l’essenza della vita, i colori il tramite per raggiungerla.
Finalmente gli viene riconosciuto il permesso per poter esercitare la pittura per fini terapeutici ma non solo, gli viene offerta l’opportunità di poter affrescare con colori ad olio la chiesa Santa Maria Addolorata del manicomio.
Un dipinto di Grimaldi
Oggi la chiesa è serrata al pubblico ma lo scorso 26 ottobre ho avuto il piacere di visitarla e ne sono rimasta colpita.
Oltre alla Chiesa, Gino Grimaldi ha anche creato due pale con la Carità di Santo Stefano e San Camillo: colori densi e pastosi, figure plastiche ed espressive, composizioni complesse e dense di rimandi religiosi e filosofici lasciano ricordare questo grande Pittore che si firmava con ‘due gotiche ‘G’ che simboleggiano il contrasto tra pittura-redenzione e ascesi’.

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Elvira Macchiavelli


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