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mercoledì 27 maggio 2015

Il Convento dei Cappuccini





Il piccolo chiostro
Il cielo è grigio, piove, la località isolata e la meta povera di storia. Un luogo abbandonato esprime al meglio il suo essere durante una giornata scura, quando il vento muove le fronde degli alberi cresciuti nelle stanze dai tetti divelti, quando le ragnatele ondeggiano al suono del vento.
Il convento è originario del XVI secolo ed è dedicato a Santa Chiara, ma non né rimane molto. Stanze piccole e vuote senza colori né storia. Passando un piccolo chiostro brulicante di erba e sterpaglie, la strada prosegue verso la chiesa. Soltanto un pozzo di pietra al centro dello spazio attira l’attenzione del visitatore.
Nuova Madre
Madre decadenza è la nuova Padrona della Chiesa (edificata nel XII secolo). Un luogo di culto essenziale, spoglio, senza targhe né affreschi. O si? Si, qualcuno ha disegnato una gigantesca figura, che ricorda il volto della Madonna, sulla parete dell’altare della chiesa. Gli antri dove erano posizionate le statue  sono le uniche note di colore: cieli blu stellati d’oro.
Intanto il tempo impervia e ci aggiriamo come ombre tra la polvere della chiesa cercando il quadrato prospettico che più scalda il cuore.
Una targa, uno dei pochi elementi concreti, è rimasto come sospeso nel labirintico deserto del tempo.
‘Nel 1856, l’ordine sospese di vivere in questo convento. Dopo un periodo di assenza durato 28 anni le porte, del convento si riaprirono ad ospitare l’ordine monastico il 18 febbraio 1884’. E ancora, una targa in latino avverte: ‘Guido Servidii, vescovo di V. Questa chiesa e l’altare interno in onore dell’apostolo ed evangelista Matteo con Simone e Giuda consacrò con atto solenne e alla consacrazione di questa lapide stessa, in tutti i giorni per tutti coloro che si avvicineranno piamente accordò, ogni anno, 40 giorni di indulgenza (1879)’
Da convento, a scuola dell’infanzia (quando? Come? Ancora domande) poi chiusa e rimasta nell’ombra fino al 2010: i lavori di ristrutturazione si fermano in quell’anno e nel 2013 nemmeno un’asta tenta di salvare un altro patrimonio perduto.

Elvira Macchiavelli





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