Una delle più belle fabbriche mai visitate, almeno fino ad ora.
Negli anni d'oro specializzata nella produzione di concimi chimici (e come ha azzardato più volte mio nonno in esplosivi, ma è tutto da vedere), la Ex Sitoco (acronimo per Società Interconsorziale Toscana Concimi) si trova in prossimità della stazione ferroviaria di Orbetello Scalo. Anche qui, come ad ogni cancello sprangato, di ogni luogo abbandonato, vige il tipico cartello: vietato entrare terreno in via di bonifica. Bonifica che dovrà provvedere non solo a risolvere la questione amianto (ad ogni passo si levavano nuvole bianche...) ma anche di qualcos'altro...
Ottimo esempio di architettura industriale, con centinaia di ponteggi e travi in antico e massiccio legno, colonne dalla forma a 'Y'ancora intatte dal logorio del tempo; la ex Sitoco conserva persino il treno con cui il materiale veniva spostato da un repartro all'altro della fabbrica e macchinari di ogni tipo e dimensione. Oltre ai sacchi aperti con la scritta 'pericolo contiene amianto', il complesso conserva gelosamente un repertorio di colori eccezionale. Nel primo pomeriggio di settembre il sole porta nei miei scatti caldi frammenti di tempo di un luogo magico e in pieno degrado.
Cenni storici rilevata dal sito internet sitoco.it:
'Il complesso industriale fu realizzato all’inizio del 1900 dalla Montecatini S.p.A. di Milano, perseguendo un piano di industrializzazione della cittadina lagunare. La stessa proprietà negli anni successivi edificò in un’area attigua anche un altro polo industriale, la Sipe-Nobel, per la fabbricazione di esplosivi.
Queste iniziative segnarono un periodo di forte incidenza occupazionale sul territorio, assumendo circa 350 operai, ed imprimendo anche una forte caratterizzazione urbanistica ed edilizia all'intera area dello scalo ferroviario, tale da divenire successivamente parte integrante e caratterizzante del paesaggio.
Le volumetrie industriali, ormai dismesse e fatiscenti, erano confacenti alla produzione di concimi chimici, lavorando prevalentemente la pirite, proveniente dalle vicine miniere dell’Argentario.
I minerali venivano utilizzati per la produzione di acido solforico e costituivano materia prima essenziale per la produzione di SO², successivamente ossidata ad SO³ per poi passare, con processo esotermico con acqua, a acido solforico.
La materia prima infatti giungeva via mare dallo scalo portuale di Porto S.Stefano, raggiungendo i settori di lavorazione percorrendo, via laguna, uno stretto canale navigabile, in parte ancora oggi visibile.
La posizione sul territorio gli garantiva poi una perfetta organizzazione logistica, perché il prodotto, una volta confezionato, poteva prendere una doppia via di spedizione con la ferrovia Roma-Pisa e la Strada Statale Aurelia ambedue adiacenti alla fabbrica.
Con il fenomeno nazionale detto della de industrializzazione iniziò anche il lento e graduale declino dello stabilimento, che nel 1979 viene rilevato dalla SITOCO (gruppo Federconsorzi spa).
Successivamente, nel 1985, l’attività produttiva fu interrotta, fino alla chiusura definitiva dello stabilimento nel 1992, provocando per effetto dell’espulsione della mano d'opera, conseguenze, sotto il profilo sociale, molto pesanti.'
Il futuro:
300.000 metri cubi di costruzionei da recuperare...una bella scommessa! Comuqnue pare che i propositi per un rilevamento dell' area ci siano:
- Piano Territoriale di Coordinamento adottato dal Consiglio Provinciale con Del. n°30 in data 07/04/99:
"saranno attivati processi concertati per la realizzazione di centri integrati di attività commerciali e turistiche negli stabilimenti Sitoco di Orbetello Scalo.''
E l'impatto ambientale del colosso... (www.protezioncivile.gov)
'Gli interventi dei vari Commissari che si sono susseguiti dal 1994 fino ad oggi sono stati
finalizzati alla implementazione del rinnovo delle acque alle foci lagunari realizzando idrovore per
la immissione forzata delle acque marine, della circolazione interna, alla rimozione dei reflui ad
effetto eutrofizzante presenti in laguna, alla raccolta delle macroalghe. Le problematiche legate
all'eutrofizzazione delle acque sono associate alla contaminazione chimica originata da accumulo di
contaminanti ambientali derivanti da pregresse attività industriali e produttive di una fabbrica
costruita nel 1908, in riva alla Laguna, a ridosso della stazione ferroviaria. La produzione primaria
della fabbrica usa il concime, legato all'estrazione della pirite nelle miniere di "terra rossa"
all'Argentario.
Gazzetta Ufficiale n. 72 del 27/03/2003:
Gli obiettivi previsti dal complesso disposto normativo emergenziale tendono al superamento
dello stato di crisi ambientale attraverso tre punti fondamentali:
· il miglioramento qualitativo dei reflui conferiti in laguna dai centri urbani e dalle
aziende operanti nel comprensorio lagunare;
· la bonifica dei sedimenti inquinati;
· il miglioramento delle comunicazioni idrauliche tra la laguna e il mare aperto.'
Intanto la bomba ecologica rimane lì, dormiente ad aspettare...
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