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mercoledì 6 maggio 2015

Ex Distilleria di F.: perdute speranze per un mondo ecologico





Un grande complesso industriale composto da diversi stabili: la centrale termoelettrica, il laboratorio, ampi complessi grigi e vuoti, e la grande torre (foto a destra).
'La grande torre'
L’impianto fu costruito più di 70 anni fa e raffinava il melasso proveniente dagli zuccherifici italiani per produrre etanolo ad usi industriali; alcool per usi alimentari (Martini, Molinari, Stock…), alcool per profumeria e cosmesi, inchiostri…
Il laboratorio
Nel 1988 venne firmato un accordo tra due società per avviare una sperimentazione, usando materie prime agricole, per produrre energia verde. La D.C. e Coldiretti, promisero esenzioni fiscali e incentivi per quegli impianti che si sarebbero riconvertiti per produrre bioetanolo, e nonostante la distilleria F. fu dotata di nuovi mezzi all’avanguardia per la produzione dell’etanolo nel 1990, niente fu sperimentato.  
L'interno della torre
Paradossali motivi politici, giudiziari e economici, oltre alla crisi degli zuccherifici italiani e l’apertura del mercato europeo che importava materiali dai costi più vantaggiosi, cominciarono ad essere le premesse per la fine. 
Nel luglio 2005 la Società A. S.p.A. che da anni possedeva la distilleria cedette lo stabile alla Società A.P. Quest’ultima vota l’intera produzione della distilleria al bioetanolo: un progetto ambizioso e all’avanguardia che esporta il carburante in alcuni paesi del Nord Europa.
Tuttavia leggi mai attuate e un forte disinteresse da parte delle istituzioni portano alla definitiva chiusura dello stabilimento F. nel 2007 e all’infrangersi del sogno di un mondo più verde.
                                                                       Click for the Video! 
 Elvira Macchiavelli

martedì 8 luglio 2014

Ex Cementificio S.



Gli impianti
Si estende su 4 ettari il grande 
impianto cementizio senza vita. Il gigante grigio è uno scheletro le cui ossa sono in rovinoso decadimento: mangiate dai buchi del tempo, hanno perso la loro forza di mantenersi integre lasciando cadere pesanti macigni al suolo. Alcuni impianti dalla forma a imbuto, e grossi ed alti silos in cemento, sono ancora visibili al suo interno. 
La suggestiva e vertiginosa scala massiccia dalla forma romboidale si erge tra quattro torri di cemento lungo tutta l’altezza del cementifico S.


La scala
Interessanti anche i laboratori in netta decadenza situati in un piccolo edifici adiacente la struttura. 

I laboratori



La società S. viene costituita nel dicembre del 1933 rilevando anche altri impianti attivi dall’ultimo decennio del 1800. Con la Seconda Guerra Mondiale  molti impianti subiscono pesanti danni che verranno risanati al termine degli anni Quaranta e con l’ausilio del Piano E.R.P. Durante gli anni successivi, il gruppo si espande sempre di più rilevando altri stabilimenti e tessendo nuove collaborazioni  fino a raggiungere il mercato nel Sud Italia.
Per quanto riguarda l’ex cementificio S. sono state avanzate proposte di riqualifica dell’area per un nuovo utilizzo urbano e, durante il maggio 2014, si è persino azzardata l’idea di demolire  definitivamente la struttura: abbandonata da oltre dieci anni e parzialmente demolita conserva ancora le ben conosciute fibre di eternit e una condizione di ‘eccellente degrado’. La società privata, tuttavia, ha sospeso ‘qualsiasi intervento’ alla struttura lasciando il grande cementificio alla mercè del tempo e delle impronte degli urban explorers.


Elvira Macchiavelli

venerdì 30 agosto 2013

La Fornace A. Ritorno all'archeologia industriale



E’ una grande soddisfazione arrivare in un luogo che avevi visto dal finestrino di un treno e scoprire di aver fatto centro. La Fornace A. ha una lunga storia, quanto segue sono frammenti trovati nel net con alcune note personali e indizi acquisiti sul campo, o meglio sulle macerie di un mondo devastato e sventrato dai vandali.

lo stabilimento oggi
Le prime notizie di questo complesso si hanno nel 1774, ma si suppone che la sua nascita risalga ad una data più antica. Posta in posizione strategica in prossimità del fiume Arno, la fornace di S., era amministrata dal fattore della famiglia A. poiché la vita dell’industria era profondamente legata a quella della fattoria di Poggio a Remole. Infatti la fornace produceva quel materiale essenziale alla manutenzione delle vile circostanti. Nel 1820 circa il complesso si è ingrandito presentando due strutture, una adibiti a laterizi e calcina e uno destinato al lavoro ‘sottile’. Con la morte nel 1842 del fattore, la proprietà passò ad un ramo della famiglia sotto la direzione del Cavaliere Alessandro. Fu il figlio di quest’ultimo, Vittorio che animato da un forte spirito imprenditoriale rianimò la produzione della fabbrica importando nuove tecniche dalla Francia, Nazione natia dei nuovi proprietari. Inizia una stagione felice per la fabbrica: nel 1862 viene inaugurata la strada ferrata Firenze-Arezzo e nel solito periodo ricordiamo che Firenze divenne capitale: nel 1860 la fornace aveva 24 addetti che negli anni seguenti aumentarono. Nel solito periodo fu costruita anche una nuova stazione ferroviaria il che potè ultimare il totale sviluppo della fabbrica. Con la morte di Vittorio, l’impianto fu ereditato dalla sorella L.A. che incaricò come dirigente tecnico l’ingegnere L.B. Quest’ abile mossa portò ad un incremento della produzione e all’investimento del capitale in nuove apparecchiature. Nel 1881 l’impianto fu venduto alla società A.F.S.  Gli anni 20 furono il periodo di massima produzione della fabbrica che dava lavoro a circa 200 persone: la produzione riguardava specialmente tegole, mattoni e piastrelle.
La bella struttura
 Il declino della fabbrica si avvia con l’inizio della grande guerra, quando venne sequestrata e usata come deposito di munizioni. Tuttavia, nonostante i ripetuti bombardamenti, nel 1955 la fabbrica riprende vita e la produzione si avvia per una seconda volta.  A seguito di una crisi di mercato nel settore del grès smaltato lo stabilimento passò nel 1976 sotto la società Ceramiche B. che dopo vari investimenti, non sempre conclusi a buon fine, avviò nel 1980 la produzione di cotto smaltato.
La forte speculazione edilizia sull’area, la mal gestione dello stabilimento e i gli alti debiti causati da bollette mai pagate (si parla di 200.000 euro) hanno costretto i 34 operai dell’industria ad una cassa integrazione forzata e durata due anni. Infine, il definitivo fallimento della società e chiusura dello storico stabilimento è stato decretato nel 2011.

Vi segnalo anche il video---La fabbrica A.

Elvira Macchiavelli

venerdì 5 ottobre 2012

Cementificio C., mondo sventrato

Il treno è uno di quei mezzi di trasporto che se anche sta diventando costoso e 'incerto', regala delle viste uniche.
Un nuovo cementificio e adesso una possibile e nuova avventura.

Un pò di storia:

Tutto iniziò quando Giuseppe Cerrano intuì bene il potenziale di Casale Monferrato (zona fertile di sedimenti adatti alla fabricazione di calce e cemento), era il 1867 quando si costituì la 'Società di Casale Monferrato per la cottura della calce idraulica' poi convertita nel 1873 in 'Società Anonima Fabbrica Calce e Cementi'. 
L'imprenditore Cerrano avanzò l'idea, poi concretizzata, che anche l'Italia potesse produrre cemento (anche se in quegli anni non veniva utilizzato), così  grazie a degli studi nel settore e a vari esperimenti riuscì a ottenere un ottimo cemento Portland. I suoi compagni di società videro in questo inaspettato successo la più completa diffidenza: era troppo azzardare su di una nuova produzione quando già la Francia era la massima esportatrice di cemento. 

Cerrano non presta ascolto agli altri imprenditori e nel 1882 esce dalla 'Società anonima fabbrica Calce e Cementi' fondandone una  nuova: 'Giuseppe Cerrano e compagni'.


Il successo della nuova società di Casale Monferrato è eclatante: il lungimirante imprenditore fu il primo ad intrudurre in Italia il forno Dietzsch acquistandone il brevetto. E non solo, Cerrano sarà il primo a portare l'energia elettrica nella sua fabbrica e nel 1887 gli sarà persino conferita la medaglia d'oro dal Ministero dell'Industria. (
Sotto, foto del cementificio degli anni 20).


                                    
Il cementificio fu costruto nel 1898 a ridosso della stazione ferroviaria di Santa Marinella per favorirne il trasporto delle merci. in origine si parla di 10 ettari completamente consacrati alla produzione del cemento e calce. L'impianto era alimentato da una propria centrale elettrica alimentata a carbone e gli operai impiegati erano non più di 200 alla fine degli anni 30.

                

La fine del Cementificio di Santa Marinella si ha con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale: gli impianti erano datati e la concorrenza di un nuovo impero del cemento, questa volta nella vicina Civitavecchia, portarono alla sua definitiva chiusura. Negli anni 50 i terreni circostanti alla fabbrica vennero impegnati nella fioricultura e da allora l'abbandono regna sovrano.

Nel 1992 il comune di santa Marinella presentò al Ministero dei Beni Culturali e Ambientali un vincolo di tutela che venne accettato.


Davanti ai capannoni sventrati, che lasciano intravedere gli alti  piloni in cemento che reggono la struttura, c'è anche una bella villa patronale datata 1911 adornata da degli stucchi molto suggestivi chiaramente Liberty (foto a lato).


Elvira MacchiavelliClick here for the video