I treni
sono stati dei mezzi di trasporto fondamentali per lo sviluppo economico e
culturale del nostro Pianeta.
Siamo
nell’era dei treni veloci (come il nostro amato-odiato Frecciarossa) e dei
treni proiettile giapponesi (gli Shinkansen) quindi è inevitabile non trovare
un cimitero di locomotori antichi: pesanti, lenti, a vapore e diesel…tutti
insieme giunti alla loro ultima fermata: l’abbandono.
Ciò che ho
avuto il piacere di visitare è un ampio parco di locomotive in prossimità di
una stazione ferroviaria attiva.
I mezzi
sono ben disposti, alcuni restaurati, altri colorati di ruggine. Le ruote
ferrate mi sovrastano mentre passo tra le carrozze. Alcune di queste mostrano
un altro tempo: le sedute sono di legno chiaro, in fondo al breve corridoio la
postazione del controllore. Non ci sono adesivi che segnalano bagni inagibili
né mappe che illustrano le fermate dello storico percorso. Il tutto giace tra
la polvere e si trova ancora il carbone in prossimità delle caldaie.
Il cimitero dei rotori è tutelato dall’associazione
volontari A.T.T.S. che negli anni ’90 riuscì a rilevare alcuni dei mezzi di trazione più vecchi accantonati presso la
sede di Firenze (poiché in quegli anni si varò un piano di modernizzazione del
gruppo ferroviario FS).
Nel 1996
si creò una collaborazione tra il gruppo FS e i soci dell’associazione: alcuni
di questi ultimi si sono potuti specializzare nella manutenzione dei rotabili
storici al fine di preservare questo frammento di memoria storica.
Intanto,
oltre i binari, si sente una voce metallica portata dal vento che annuncia ritardo ad un regionale, guardo le
vecchie locomotive, salgo su di una completamente violentata dalla ruggine e
guardo le loro compagne…racchiuse entro un cerchio luminoso e fuori dal tempo.
Elvira
Macchiavelli
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