Ci sono
storie di quando sei bambina che ti affascinano a tal punto che vorresti
viverle davvero. In particolar modo Jules Verne ha creato un vero e proprio
mito del viaggio per la scoperta che è difficile non rievocare in questo
momento che sto per raccontarvi la storia del castello G., da me ribattezzato,
il castello di Rousseau. Posto in un lago italiano
‘quest’isola
minuscola è tuttavia piacevolissima, e posta in una situazione eccezionale per
la felicità d’ un uomo a cui sia caro rinchiudersi in sè’.
Luogo idilliaco |
Ed è proprio
in uno scenario del genere: pieno di pace, sole, semplicità che si trova
un’imponente struttura che ha segnato benevolmente le sorti di un paese che ha
rischiato più volte di cadere nell’oblio, a causa di crisi economiche,
demografiche e ambientali.
Il castello
comprende il convento e la chiesa (costruiti nel 1328) dedicati a San
Francesco, il santo di Assisi che passò per questi luoghi intorno alla prima
metà del 1200.
Il corridoio dalla luce verde |
Il castello,
ormai grande residenza dallo stile neo-gotico, offriva formazione alle giovani
ricamatrici di merletti, e lavoro per la manutenzione del luogo anche a molti
isolani.
Durante la
metà del Novecento, quando l’abbassamento del lago segnò una profonda crisi ittica,
la villa scivolò in una lenta e pericolante decadenza nascosta dagli occhi
indiscreti di turisti e abitanti: un tacito rassegnarsi di un bene che mai
verrà rivalutato, vista la sua imponenza.
La chiesa blu |
Camminare
per i chiostri divorati dall’edera, salendo stregate scale a chiocciola per
cercare, invano, un accesso alla buia chiesa dagli affreschi nascosti,
ondeggiare verso una strana luce verde che un tempo, brillante, irradiava di
splendore sale e magnificenze, sono belle
e rigeneranti sensazioni, nostalgiche, certo, ma estremamente affascinanti.
Elvira Macchiavelli
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