Non so perché ma la sorte di
questa colonia montana potrebbe essere il triste monito per molte strutture
turistiche e ricreative che sotto il peso di questa crisi sono destinate a
chiudere.
La colonia I. è un enorme cubo
di cemento, in via di essere divorato dal muschio e dall’umido. I piani
superiori, in particolare alcune stanze (come gli uffici, una sala dei giochi)
sono sopraffatte da un fetore di chiuso e di cantina che…
Gli ampi dormitori ancora con
gli arredi, i disegni dei bambini e le loro divise ancora stipate in ordine
negli armadi dello scantinato fanno pensare ad una fuga, ad una evacuazione di
anime eseguita in ordine e in silenzio. Chiusa nel 1997 e tutt’ora in uno stato
di visibile abbandono, la colonia montana chiuse ‘a causa del commissariamento
dell’istituto dei postelegrafonici
proprietario e gestore’ nel solito momento in cui una struttura annessa alla
colonia, l’albergo A. (inattivo dal 1992), ha dovuto chiudere i battenti causa
crisi. Le strutture davano lavoro, anche
se solo stagionale, a molte persone, e ospitava moltissimi bambini, in tutto le
sue stanze sono 120. Agli ultimi piani abbiamo trovato l’infermeria, ancora con
i flaconi di MOM contro i parassiti e pidocchi, la stanza della quarantena.
Negli scantinati le tute e le divise dei bambini, i tutù per i saggi e le
scarpette da ballo. Inutile raccontarvi delle moltitudini di fotografie sparse
per tutti gli uffici…
Nel 2009 è stato avanzato un
piano di recupero che doveva prevedere la riconversione della colonia in un
campus universitario affiancato dall’università di Firenze ma niente è stato
ancora azzardato. I tempi che corrono poi non aiutano a pensare ad un futuro
per questo cubo di cemento abbandonato in una foresta di alberi e di nuvole.
Elvira Macchiavelli
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