Ci troviamo
molto lontani da casa al cospetto di uno dei luoghi più belli che abbia mai
visitato. Una storia piena di lacune che ho provato a ricostruire attraverso i
nomi perduti di persone antiche che ho trovato sulle varie targhe all’interno
del monastero.
La maestà dell'altare |
Dedicato al
Beato Bernardo di Gesù Silvestrelli il luogo
è intriso di una fedeltà decadente e silenzio agghiacciante. Su di una targa in
marmo dietro all’imponente altare si trova la scritta:
‘J.X.P.
IN HON. B. VIRG. DEIP.MARIAE TEMPLUM HOC AB ALUMNIS C.P. D.N.J.C.
EXORNATUM D.D. STANISALUAS C.P EPISC. PITIL. SOLEMINITER CONSECRAVIT A.D.
1938’.
Parzialmente decodificata, questa scritta
riporta (sotto la sigla Pax et Amor) la dedica alla Santissima Vergine Maria del monastero. Quest’ultimo costruito ad
opera degli alunni C.P.D.N.J.C. e adornato da D.D. Stanislao C.P. Solennemente
consacrato nel 1938.
Tuttavia i frati dell’ordine vi si
stabilirono nel 1904 ma nel 1994 furono chiamati da ordini superiori ad essere
trasferiti in altre sedi. Solo Frate Severino rifiutò di andarsene e decise di
rimanere vicino alla sua comunità fino alla sua morte, avvenuta nell’estate del
2009.
Con lui si chiusero definitivamente le porte
di questo luogo.
Libri in decomposizione |
Al suo interno ancora le tonache nere
lasciate in disordine nelle stanze dove regna uno strano odore di incenso. I
libri lasciati ad ammuffire sotto la coltre di umido e gelo che impregna la
biblioteca. L’organo dimenticato di legno pieno di ragnatele e la cripta buia
con le tombe dei componenti della famiglia Franceschini. Alla medesima famiglia
è dedicata una grande targa di fronte all’altare ‘Beata Mariae Virgini A Corde
Jesu A.D. MDCCCXCIV Franceschni Coniujes’. Tale famiglia, citata in data 1894,
non trova corrispettivo in nessun documento di mia conoscenza.
Elvira Macchiavelli
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