'La sala' |
Ricordo di
quando navigavo nel net alla ricerca di fotografie di luoghi abbandonati sempre
più suggestivi: ci passavo le giornate viaggiando tra America, Inghilterra,
Belgio e ovviamente Italia. A distanza di anni eccomi protagonista di quei
corridoi che sognavo da tempo e di quelle stanze che volevo documentare ad ogni
costo. E’ una lunga e complessa storia quella dell’ex ospedale
psichiatrico Spada, una storia che si interseca tra più strutture assistenziali
del XVIII secolo: l’antico nosocomio di Santa Croce, l’ospedale eretto dal ‘Vassallo Giò. Angelo Spada’, e infine
l’ospizio di Carità costruito nell’ultimo quarto di secolo. Numerosi furono i
lavori architettonici riferiti a questo complesso: lo spazio non bastava mai
per accogliere ‘ogni sorte di infermi, Ettici, Hidropici, donne gravide,
oppressi da tigna e d’ogni altra sorte e qualità, poveri e pellegrini
passeggeri’. L’Ospedale Spada subì
numerosi lavori di ampliamento per mostrarsi adesso in tutta la sua grandezza:
la chiesa di San Giovanni Battista fu annessa nel 1699 La Chiesa |
sotto il permesso dell’arcivescovo monsignor Vibò e nel 1716 fu affidato all’ingegnere Guibert l’ordine di creare ‘un progetto complessivo concepito secondo un impianto a blocco chiuso sviluppato intorno al cortile di forma quadrata e delimitato su tre lati dai corpi di fabbrica delle infermiere’. Tale progetto fu portato avanti nonostante la scarsità di fondi che inevitabilmente fecero decadere tale progetto. Nell’estate del medesimo anno il Capo Mastro S.A.S. Giuseppe Quatropane pose l’attenzione a realizzare ambienti salubri e ‘comfortevoli’ per i degenti. La cappella era l’elemento di raccordo tra il reparto maschile e femminile ma una nuova interruzione dei lavori (di carattere amministrativo) e ingenti spese dedicate all’assistenza dei degenti e al mantenimento dell’immobile fecero decadere il progetto guibertiano sino al 1738. In questo anno ‘si chiudeva il contenzioso apertosi agli inizi del secolo tra l’Opera Spada e l’Antica Opera del nosocomio di santa Croce per la fusione delle due istituzioni’. Si legge che ‘per gli infermi di morbo incurabile o communicabile’ l’istituzione subentrata richiedeva un’apposita area dedicata. Il potere di attingere da nuovi fondi non solo apriva le porte dell’ospedale ai mendicanti e ai vagabondi ma permetteva anche di riprendere i lavori di costruzione, questa volta ad opera dell’ingegnere Bernardo Vittone. ‘Specularmente disposti rispetto alla manica mediana, i cortili di forma regolare (…) garantivano la rigidità di un impianto architettonico austero e compatto scandito dalla successione di finestre ritagliate nella muratura di mattoni. Questo rimanda ancora alla funzione dei vasti ambienti retrostanti in grado di ospitare sessanta indigenti nelle file parallele di letti accostati ai lati maggiori’.
La scala
principale è descritta ‘di forma quadra di tre rami uguali’ e considerata ‘tra
le più belle e regolari in ordine alla loro figura’.
I refettori sono ubicati ai lati dell’ingresso insieme alle stanze per i pellegrini mentre ‘ i cameroni rappresentati al piano delle fundamenta indicano la presenza di laboratori spesso ubicati nei sotterranei’. Successivamente, il progetto fu affidato agli architetti Bosio e Ottino che comunque non riuscirono a completare l’opera, mentre, in una lettera del 1777 inviata ai sovrani, si denuncia ‘la mancanza di numero sufficiente di letti impedendo una regolare assistenza ai degenti’. La crisi dell’industria serica degli anni ottanta fece nascere una nuova motivazione nel far ampliare la ‘fabrica al segno di dar ricovero e posto lavoro ai poveri mendicanti dl paese’. Di rilievo il progetto di Ottini nel ricostruire ex novo uno stabile ‘per occupare li figliuoli e figli e figlie orfane ed altre povere persone in utili manifatture’. Tuttavia furono preferiti ai disegni di Ottini quelli di Filippo Castelli il quale disponeva ‘i vasti laboratoij, metà per gli uomini e metà per le donne simmetricamente disposti su due piani. Lo stesso impianto rettangolare allungato caratterizzava i dormitorij e refettorij dove i poveri si riunivano per le pause lavorative (dalle nove del mattino sino alle ventitre). I lavori continuarono a procedere a ritmo sostenuto ma le occupazioni francesi del territorio, avutesi tra Settecento e Ottocento, e una nuova crisi dell’industria serica portarono ad un’ennesima battuta d’arresto dei lavori e si parlò persino di demolire lo stabile. Solo con l’intervento di Carlo Felice nel 1825 il complesso verrà ultimato e si comincerà a parlare di accorpare l’Istituto a un ospedale dei Pazzi.
La tromba delle scale |
I refettori sono ubicati ai lati dell’ingresso insieme alle stanze per i pellegrini mentre ‘ i cameroni rappresentati al piano delle fundamenta indicano la presenza di laboratori spesso ubicati nei sotterranei’. Successivamente, il progetto fu affidato agli architetti Bosio e Ottino che comunque non riuscirono a completare l’opera, mentre, in una lettera del 1777 inviata ai sovrani, si denuncia ‘la mancanza di numero sufficiente di letti impedendo una regolare assistenza ai degenti’. La crisi dell’industria serica degli anni ottanta fece nascere una nuova motivazione nel far ampliare la ‘fabrica al segno di dar ricovero e posto lavoro ai poveri mendicanti dl paese’. Di rilievo il progetto di Ottini nel ricostruire ex novo uno stabile ‘per occupare li figliuoli e figli e figlie orfane ed altre povere persone in utili manifatture’. Tuttavia furono preferiti ai disegni di Ottini quelli di Filippo Castelli il quale disponeva ‘i vasti laboratoij, metà per gli uomini e metà per le donne simmetricamente disposti su due piani. Lo stesso impianto rettangolare allungato caratterizzava i dormitorij e refettorij dove i poveri si riunivano per le pause lavorative (dalle nove del mattino sino alle ventitre). I lavori continuarono a procedere a ritmo sostenuto ma le occupazioni francesi del territorio, avutesi tra Settecento e Ottocento, e una nuova crisi dell’industria serica portarono ad un’ennesima battuta d’arresto dei lavori e si parlò persino di demolire lo stabile. Solo con l’intervento di Carlo Felice nel 1825 il complesso verrà ultimato e si comincerà a parlare di accorpare l’Istituto a un ospedale dei Pazzi.
Tale decisione
si concretizzerà nel 1871.
(Volume
consultato, I luoghi della Cura in Piemonte).
Adesso
tutto è abbandonato sotto nubi di polvere e ricordi sofferenti.
I passi rimbombano negli ampi corridoi dalle arcate gotiche e tutto finalmente tace nell’ex ospedale psichiatrico Spada.
I passi rimbombano negli ampi corridoi dalle arcate gotiche e tutto finalmente tace nell’ex ospedale psichiatrico Spada.
Elvira
Macchiavelli
Questa è stata la mia seconda esperienza Urbex! Stupendo ed affascinante..
RispondiElimina